Omelia 2013: In memoria della Venerabile Maestra Tecla Merlo

(Martedì della IV settimana)

1. La lettera agli Ebrei ci fa pensare alle situazioni di difficoltà che vive la società, alle quali non è estranea la Chiesa né la nostra Famiglia religiosa. E lo fa con una immagine sportiva: siamo allo stadio, c’è la gara e ci sono gli spettatori, cioè i santi, quelli che hanno raggiunto la meta e ci guardano dal Paradiso. Quando pensiamo all’esempio dei santi, soprattutto di Gesù nella sua passione, morte e risurrezione, tutte le difficoltà diventano ben poca cosa. Possiamo pensare anche alle enormi difficoltà di ogni genere che dovettero sopportare i nostri padri e madri nella vocazione paolina… e oggi, in concreto, all’esempio di M. Tecla, la cui memoria ci raduna qui questa sera.

In consonanza con l’anno della fede, le letture proclamate ci fanno vedere quanto sia importante, anzi, indispensabile il contatto con Gesù nella fede per essere all’altezza della nostra vocazione e missione, cioè per rispondere nella carità agli uomini e alle donne del nostro tempo. È fondamentale agire “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”. È un primo modo per essere in contatto con lui. C’è, poi, un secondo modo di essere in contatto con Gesù: parlargli, chiedergli di intervenire nelle nostre difficoltà, come ha fatto Giairo che, dice il Vangelo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: “Vieni, perché la mia bambina sia guarita e viva”.

Un altro modo è quello seguito dalla donna ammalata: si vergogna di parlare della sua malattia che la fa essere considerata impura, ma vuol essere guarita da Gesù e cerca un contatto quasi nascosto: “Se riuscirò a toccare anche solo il suo mantello…”. E quando la donna confessa il suo gesto, Gesù ha la parola illuminante: “Figlia, la tua fede ti ha salvata”. Così Gesù sottolinea che non è il semplice contatto che salva, ma la fede.

2. Se in questa prospettiva pensiamo a Maestra Tecla, ci è facile concludere che è stata veramente una donna di fede, che ha vissuto in maniera eccezionale questi modi di contatto con Gesù. Lo sottolineano bene le testimonianze raccolte per la causa di canonizzazione e gli stessi teologi che hanno espresso il loro giudizio in vista del Decreto di Venerabilità. I loro “voti” [pareri favorevoli] penso che abbiano un valore aggiunto molto importante: infatti è normale che noi scopriamo tante belle cose nei nostri “santi”, ma quando questo è detto da altri abbiamo la conferma che la nostra visione non è solo frutto di amore filiale, ma è fondata su una realtà oggettiva; ed è anche vero che spesso altri scoprono aspetti che per noi restano inavvertiti. Di questa grande donna, che fu davvero “Madre” della Famiglia Paolina, tutte le testimonianze confermano che fu donna di grande fede, mirabilmente forte, coraggiosa, fedele, capace di verità nella carità. Il suo messaggio in una società che ha perso i valori spirituali è quello della fede in Cristo, unica salvezza, luce, pace (cf. Summ. 1116).

La sua fede fu la luce e la guida di tutta la sua vita: “Essa si radicava in una fede convinta e vissuta” (Summ. 1151), si alimentava ed esprimeva nella preghiera assidua e fervorosa, specialmente in quella eucaristica (cf. Summ. 64), si sviluppò in un’atmosfera di filiale amore per Maria, alla quale ricorreva per tutti i bisogni del suo Istituto. Questo spirito di fede si manifestò nei suoi rapporti con Don Alberione, nell’obbedienza alla gerarchia, nel grande rispetto per i sacerdoti. Soltanto questo spirito di fede, che la portava a vedere tutto in Dio, può spiegare la sua costante tranquillità e forza d’animo, la sua accettazione e sopportazione. Questo stesso spirito cercava d’infondere anche nelle suore con le sue esortazioni autenticate dal suo esempio.

La fede di Maestra Tecla non fu, però, una fede intimista. La spinse, innanzitutto, al lavoro su se stessa per divenire ogni giorno più simile al suo Maestro e Signore. La dolcezza che molti ricordano era frutto del suo grande sforzo ascetico e umile sul proprio temperamento impulsivo. Quando costatava d’aver sbagliato, chiedeva umilmente scusa (cf. Summ. 139). Un giorno confidò: “Sai, quando salgo le scale, ad ogni gradino chiedo al Signore di farmi salire in amore; quando scendo, chiedo di farmi scendere nell’umiltà” (Summ. 74).

3. Maestra Tecla amò Dio con amore totale, sforzandosi di unirsi sempre più intensamente a Lui, offrendogli vita e opere: “Il suo comportamento, le parole, gli scritti, ogni sua più piccola azione riflettevano il suo amore e la sua unione con Dio” (Summ. 22). Don Alberione stesso attesta: “Tutto faceva, piacevole o spiacevole che fosse, per amore di Dio. Per imitare e amare sempre più Gesù Divin Maestro studiava con impegno il Vangelo. Mostrava chiaramente che l’amore di Dio era quello che muoveva ogni sua azione” (Summ. 20). Amò Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Ma l’atto eroico lo compì tre anni prima della morte quando si offrì vittima alla Santissima Trinità, affinché tutte le Figlie di San Paolo fossero sante (cf. Summ. 1060).

Ci sono, inoltre, testimonianze precise che mostrano l’amore di Suor Tecla per i bisognosi: aiutava i poveri con assiduità (cf. Summ. 1065), aiutò i prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti (cf. § 996); aiutò i sacerdoti poveri e ammalati (cf. Inform. 74). Era caritatevole con tutti, in modo particolare con i membri del suo Istituto. Una carità peculiare riservava alle consorelle ammalate (cf. Summ. 118). Le testimonianze la descrivono come una Superiora che sapeva amare, correggere, stimolare alla fedeltà; vera maestra nella vita interiore e nella lotta ascetica e insieme sollecita per le piccole vicissitudini della vita quotidiana. L’unità della carità verso Dio e verso il prossimo divenne il principio cui improntò tutta la sua vita e che la rese zelante apostola.

4. La fede di Maestra Tecla fu sommamente operosa, ispirò tutta la sua attività religiosa fino a condurla a trasformare spontaneamente la vita in apostolato. Fu veramente un’anima apostolica. E inculcava nelle sue suore un forte zelo apostolico e l’amore alle anime, come concordemente riferiscono i testi. L’espansione della Congregazione è frutto di quella sua aspirazione fondamentale di aiutare tutti gli uomini a salvarsi (cf. Summ. 1295).
Scrive il Papa nel suo messaggio per la quaresima: “È importante ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il servizio della Parola. Non vi è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo…”. Questa è appunto la caratteristica più specifica della carità di Maestra Tecla, la manifestazione più importante della sua carità verso il prossimo: la vita dedicata totalmente all’apostolato del servizio della Parola. Il suo ardente desiderio apostolico non conosceva confini di sorta: voleva aiutare tutti con tutti i mezzi più efficaci in uso per la comunicazione sociale. Si era donata tutta a Dio per essere docile e operoso strumento della sua parola. E per questo si dedicò con ardore alla moltiplicazione dei mezzi di apostolato e degli apostoli stessi.

L’esempio di santità di Maestra Tecla, affermano i teologi, sembra eccellente non solo per il grado di esercizio delle virtù cristiane, ma anche per la sua somma attualità. Il suo zelo instancabile nel seguire la sua vocazione all’apostolato, nel pieno abbandono alla volontà di Dio, la portò alla creazione in tutte le parti del mondo di centri di diffusione della verità attraverso i moderni mezzi di comunicazione sociale, da lei considerati, per ispirazione di Don Alberione, come efficacissimi mezzi di evangelizzazione. Una santità apostolica, dunque in piena sintonia con lo sviluppo del mondo moderno, una santità che sa cogliere i lati positivi del mondo per porli al servizio del Regno di Dio. In questo senso la sua figura appartiene già al movimento della “nuova evangelizzazione” che segna doverosamente la stagione presente della Chiesa.

5. Per concludere: se vogliamo sintetizzare in una frase la vita di Maestra Tecla forse non ne troviamo una più completa di quella che ci dà il Papa nel suo messaggio per la quaresima: “L’amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l’annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci innamorare dell’Amore, per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri”.

Abbiamo davanti a noi “una donna eccezionale, che seppe adeguare l’apostolato ai tempi moderni, vivendo intensamente la fede professata, con spirito di profonda unione a Cristo ed alla Chiesa.Ci si può augurare che, quanto prima, possa essere proposta come modello a tutte le Superiore, per un sano aggiornamento della vita religiosa” (Votum 1 p. 34).

Questo auspicano i teologi. Noi, però, abbiamo non solo il pio desiderio, ma il dovere di offrire a tutta la Chiesa questo bellissimo modello di donna di fede e di vita cristiana, di religiosa e di superiora esemplare, di moderna apostola della nuova evangelizzazione, la cui vita fu tutta un’offerta d’amore e alla cui intercessione ci affidiamo.

Don José Antonio Pérez, ssp
Santuario Regina degli Apostoli, Roma 5 febbraio 2013


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