Il mio nome è Tecla

Fare memoria della propria madre o, comunque, di una persona cara che è stata e rimane importante nella nostra vita, non è semplicemente un segno di devozione, un gesto gratificante, un’emozione nuova, ma un dovere e un compito. Fra i modi di fare memoria è certamente significativo quello di tratteggiare un ritratto che ci parli della persona che vogliamo conoscere meglio e far conoscere anche ad altri.

Noi pensiamo alla nostra Maestra Tecla nella gloria di Dio fra i santi del cielo, ma la sentiamo anche tanto presente in mezzo a noi. E sentiamo il bisogno di ricordarla, di parlare di lei, di seguire « il solco profondo » che ha tracciato nella nostra storia, di conoscere meglio la sua eredità spirituale e apostolica, di rivitalizzare alla luce dei suoi insegnamenti la nostra vita.

Ma perché una nuova biografia? Sono stati scritti diversi profili di Maestra Tecla, sono stati tracciati molti ritratti in forme e lingue diverse. Le indicazioni bibliografiche riportate su questo stesso testo lo testimoniano, ma noi di tanto in tanto sentiamo urgere in noi come una spinta ad approfondire la sua conoscenza, a entrare un altro poco nel suo mistero. Nel ripercorrere ancora una volta i dati salienti della sua storia, noi costruiremo anche la nostra storia, riscopriremo la profondità del suo rapporto con il Signore, e insieme daremo nuove ali alla passione missionaria che le ha fatto dire con entusiasmo: « Vorrei avere mille vite, per dedicarle tutte al nobile apostolato dell’annuncio del Vangelo »[1].

Chi meglio del beato Giacomo Alberione, che l’ha scelta come sua prima collaboratrice e a lei ha affidato il compito di condurre su strade inesplorate le Figlie di San Paolo, può offrirci un ritratto fedele, quasi un’istantanea della sua personalità?

Ecco un suo testo significativo che ce la presenta in modo essenziale ed efficace: « Sono stato testimone della sua vita dal 1915 fino al termine, 5 febbraio 1964. La Prima Maestra [così lui volle chiamare Maestra Tecla] era in continua ascesa verso Dio. I suoi segreti? Due segreti nella sua vita che sono i segreti dei santi e degli apostoli: umiltà e fede. Umiltà, che porta alla docilità. Molte volte era buio, rischioso, non apprezzato quello che le si presentava. Ma la virtù superava le difficoltà. Fede, che porta alla preghiera. Ognuno conosce lo spirito di preghiera da cui ella ricavò quella saggezza di governo che a tutti è nota. Era debole quanto a salute, ma forte quanto allo spirito. Tenace e obbediente fino al sacrificio »[2].

Maestra Tecla, figlia del suo tempo, spesso travagliato da guerre e da forti contrasti, ma anche colmo di straordinarie opportunità di crescita e di sviluppo sociale, di progresso tecnico e di aperture nel mondo ecclesiale, è stata una donna di grande personalità: umile, coraggiosa e tenace nel perseguire con spirito profetico e con una impronta tutta sua le mete indicate dal Fondatore. Spesso solo una fede che sposta le montagne la sospingeva verso traguardi sempre più avanzati, verso nuove frontiere da raggiungere per diffondere la parola di Dio e moltiplicare fiori e frutti di luce e di salvezza per tutti. Ne danno testimonianza le sue figlie, i suoi scritti, le molteplici opere realizzate, il suo infaticabile « andare » in tutti i Paesi dei vari continenti in cui piccoli nuclei di Figlie di San Paolo affondavano le radici del carisma paolino. Lei arrivava, svelta e gioiosa, per stimolare, consolare, correggere quand’era necessario, aprire nuovi orizzonti e ridare slancio e speranza +dettagli 


[1] G. Alberione, Meditazioni del 7 e del 12 febbraio 1964, in Segretariato Internazionale di Spiritualità (ed.), La Prima Maestra Tecla nella testimonianza di don Alberione, Casa Generalizia delle Figlie di San Paolo, Roma 1988, 1994 (uso interno).

[2] T. Merlo, Lettera al fratello can. Costanzo Merlo (5 giugno 1947), in Lettere ai familiari, Archivio storico generale delle Figlie di San Paolo, Roma.


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