Verso l’offerta suprema

Con Maestra Nazarena Morando, Maestra Tecla era “un libro aperto” al punto da sceglierla come sua correttrice. E proprio a lei, la Prima Maestra confidò il desiderio di offrire la vita per le Figlie di San Paolo. Scriveva:

Carissima M. Nazarena, ora ti dico il mio pensiero. Desidero che mi corregga in ciò che vedi o che senti che non va o si potrebbe far meglio. Ti ricordi che ti avevo presa per correttrice? Se lo fai in questi giorni mi fai una grande carità. … Il mio proposito da un po’ di tempo è abbandono in Dio e in Maria Santissima. Esercizio di umile pazienza. Fare qualche penitenza, piccole cose a riparazione. Il Primo Maestro mi ha detto: «Riduci tutto all’amore», io non so come fare se non facendo la volontà di Dio. Tu che ne dici? Ti ringrazio fin d’ora per la carità che mi userai. Prega per me che sono agli ultimi giorni miei e sono ancora tanto indietro in tutto. Deo gratias!

Il 27 maggio 1961, in una lettera riservata, indirizzata a M. Nazarena, M. Tecla scriveva: Ti ringrazio di cuore. Dimmi sempre tutto, anche subito quando vedi qualcosa. Deo gratias per l’aiuto, il Signore ti ricompensi della carità. Considerami come tua novizia. Va bene? Domani, SS. Trinità, voglio fare l’offerta della mia vita affinché le Figlie siano tutte sante!

Il 28 maggio 1961, offre la vita:

Con cuore umiliato e contrito, Vi prego, Divine Persone della SS. Trinità, di accettare l’offerta della mia vita per tutta la Congregazione delle Figlie di San Paolo: che tutte si facciano sante.

Nel Natale dello stesso anno rendeva ufficiale la sua decisione, scrivendo a tutte le suore:

Prego tanto per voi, per tutte, che tutte possiamo arrivare alla santità cui siamo chiamate. Queste cose ve le scrivo non solo con la penna ma col cuore. Vi desidero tute sante: per questo ho offerto la mia vita; per tutte, che arriviamo alla santità che il Signore vuole da noi.

«Riduci tutto all’amore»

È interessante notare come Don Alberione accompagni M. Tecla verso l’offerta totale. In occasione del viaggio in Oriente, nel 1962, quando la salute era già molto fragile, le scriveva:

Buona Prima Maestra, non sapevo dove scrivere. Ringrazio intanto del buon viaggio sinora fatto, il Signore accompagna con la sua grazia. Sono in pensiero per la debolezza di salute, che si riflette sopra tutto. Ma è prudenza continuare il viaggio? Almeno fermarsi un po’ a lungo in casa e luogo di buon clima, di serenità, di fiducia. Riposare, ora sul petto adorabile di Gesù, ora tra le braccia di Maria; in sereno abbandono, senza neppure pregare; lasciando che Gesù ispiri: noi in Lui, Lui in noi. Ogni benedizione. Il Padre nostro, che è nei cieli, ci vuole bene. Desidero frequenti notizie. Solo, sempre, in tutto: fiducia.

Nell’ultima pagina del taccuino personale, dopo molti fogli bianchi, si trova riscritto questo invito all’abbandono suggerito da Don Alberione. Per Maestra Tecla è stata la luce che l’ha condotta all’offerta suprema, nella consegna alla volontà del Padre.

Le note appuntate prima dell’ultimo attacco del male, ci fanno comprendere la profondità della sua esperienza spirituale:

31-10-1963: Tutto prendo da Te, il bene e il malessere, le sofferenze fisiche e morali. Sono a Te unita ora e sempre.

10-11-1963: Tutto e solo per Dio e per Maria S.S. Mi affido a Voi, sono misera, sono pentita. Gesù mio misericordia. Quante grazie! Quante assoluzioni ogni giorno in questa settimana.

11-11-1963: Che sia sempre preparata a morire… Gesù e Maria, perdono.

15-11-1963: Signore, sono disposta in tutta la Tua S. Volontà. Non ricordo, non so i nomi, mi manca il respiro, tutto prendo per Te, per amore… in penitenza. Per tutti i bisogni della Congregazione, per il Papa, il Concilio, il Primo Maestro con tutta la Famiglia Paolina.

16-11-1963: Sono 5 mesi dal giorno della malattia che mi portava all’eternità. Oggi sono a letto raffreddata. Oggi il Primo Maestro mi ha dato un’assoluzione per tutta la vita. Pensare solo con fiducia in Dio, fare la Sua Volontà, ora e sempre.

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